MANASSERI, LABORATORIO PREVENZIONE SISMICA

Un importante laboratorio di ricerca in merito alla mitigazione del rischio sismico a Sulmona, che diventerebbe punto di riferimento italiano, centro studi e modello europeo fonte di occupazione in tempi brevi. E’ la proposta lanciata da Filadelfio Manasseri del movimento Sulmona Abruzzo. Lo ha voluto fare oggi 5 aprile, lontano dalle campagne elettorali e soprattutto alla vigilia del quarto anniversario di quel devastante terremoto che distrusse L’Aquila. “Non bisogna dimenticare assolutamente quello che è accaduto nel 2009”. Intanto il caso Sulmona, con il suo centro storico, è oggetto di studio di due universitari giapponesi dell’ateneo di Trieste già da qualche anno.
Nell’ottica di un insegnamento da cogliere attraverso quella tragedia, con il rispetto tutto per le 309 vittime. Guardare al sisma come una risorsa, come una fonte di occupazione. Ecco che Manasseri lancia un appello al futuro sindaco di questa città. “A noi importa poco il nome di chi guiderà questa città, ma interessa che sposi questo progetto attuabile già entro i primi 30 giorni”. Ci sono le carte giuste con tutto il materiale e lo studio necessario, come i censimenti, il rapporto Barberi, assicura l’ex Consigliere comunale, che ricorda il suo passato nella Protezione civile, convinto del suo errore nel non aver continuato a fare il grillo parlante, battendo come un martello pneumatico sull’importanza della prevenzione sismica, del dotarsi di un piano di di emergenza strategico, che non è solo quello utile nel momento di una scossa, ma è quello finalizzato alla ricostruzione con aree pronte in città. “L’Aquila non ce l’aveva” dice Manasseri ” la politica non c’è stata”. E’ ottimista e fiducioso Manasseri, convinto che la città sia pronta per recepire questo progetto. “La gente sta avanti, è la politica che sta indietro”.
Vede un’ala dell’Abbazia celestiniana come perfetta per ospitare il laboratorio che in cinque anni potrebbe offrire 400 posti di lavoro, impegnando il volontariato giovanile che costruirebbe così l’occupazione futura in questa città. Edilizia, tecnologie, impianti. Servirebbero circa 300 mila euro. “I soldi ci sono è la volontà che manca. Si può partire a costo zero” precisa Manasseri, spiegando che i fondi arriverebbero da leggi nazionali, gli altri a carattere europeo. Bisognerebbe già muoversi da giugno per entrare nella programmazione 2014 della Comunità Europea, così da avere un piano strategico di protezione civile. ha ricordato, infine, l’importante convegno che si è svolto a Chieti lo scorso gennaio in cui sui fenomeni naturali e le catastrofi attese, in cui discutendo del difficile ruolo della protezione civile in Italia, il caso Sulmona, come vulnerabilità sismica del centro storico, è stato protagonista.