FERMENTI RIVOLUZIONARI NEL MEZZOGIORNO
C’è una leggenda da sfatare o confermare nella storia d’Italia. Dalle scuole elementari fino all’Esame, quello con la maiuscola, Garibaldi e Cavour l’hanno fatta da padrone nei sonni agitati di noi giovani alla prova di maturità. Si ripercorrono quelle lontane emozioni, nel leggere Paolo Macry che racconta in “Unità a Mezzogiorno”, edito da il Mulino pochi mesi or sono, in che modo sia scoccata l’ora dell’unificazione. Corrono i ricordi ai banchi del Ginnasio, all’ “Ovidio” di Sulmona, quando, Paolo, ci passava sottobanco la versione di greco che, almeno per me, era appunto greco. Si può scoprire, leggendo, che questo Mezzogiorno non era poi così malandato come lo si voleva dipingere allora e che l’immagine della monarchia partenopea, nel resto del mondo, fosse molto più opaca della realtà. L’epica figura del “liberatore tra i due mondi”, descritta dai comunicatori di allora, come il giovane Dumas, che seguivano la spedizione, offusca il contributo dei siciliani, ansiosi di liberarsi del regime imposto dall’ “altra Sicilia” mentre, il passaggio dello Stretto dell’armata garibaldina, nel senso inverso di quello fatto, a nuoto, da Beppe Grillo, spesso occulta il lavorio dell’ “intelligence” alla ricerca di uno Scilipuoti tra gli alti comandi dell’esercito regolare lealista (?). Si avverte l’attualità di quel momento di passaggio, seguendo il Prof. Macry nel suo racconto lieve, ma non privo di puntuali riferimenti, anche scomodi, talvolta raccapriccianti, di quella che è stata la risalita dello stivale ma anche della sua ridiscesa da parte dei regolari piemontesi. Che c’è di attuale tra le maglie della leggenda unionista? C’è un regime che crolla per effetto della modernità che avanza, anche al Mezzogiorno e che, puntualmente, all’ora prefissata, non può sopravvivere alle sue intrinseche contraddizioni. C’è un monarca che pensa di concedere i nuovi diritti affidando agli stessi propugnatori delle idee liberali, leggi Liborio Romano, la riorganizzazione dello Stato e, questi, di fatto, ne accelera il disfacimento non si sa bene se per favorire l’uno o l’altro dei possibili vincitori: il Conte o il Generale. Ma vinse di nuovo un Re e non in sella ad un cavallo bianco. Tutto da seguire il dibattito di ieri all’Auditorium dell’Annunziata a Sulmona, con inizio alle 16.30. Il Prof. Paolo Macry intervistato dallo storico Francesco Giasi della Fondazione Gramsci di Roma e da docenti di storia delle scuole cittadine. Dibattito sarà coordinato dalla giornalista del TG3 Rai, Maria Rosaria La Morgia. Un incontro appassionante e non solo perché, l’accademico dell’Università Federico II di Napoli, il Prof. Paolo Macry, ha diviso i suoi sogni giovanili con molti di noi, su quei cigolanti banchi di scuola.
Rino Di Fonzo
Il convegno di storia, organizzato dall’associazione culturale “Panfilo Serafini”, intitolato “Fermenti culturali e rivoluzionari nel Mezzogiorno, in Abruzzo e nell’opera di Panfilo Serafini”, ha preso le mosse la mattina, focalizzando, nel complesso, il periodo storico compreso tra il 1840 e il 1865, con alcuni riferimenti alle successive e conseguenti vicende storiche italiane anche attuali. Nella prima parte il pubblico era composto soprattutto dagli alunni delle scuole locali che hanno ascoltato gli interventi sia dei ragazzi degli Istituti superiori che degli studenti e ricercatori universitari. Spazio a otto brevi esposizioni con un taglio comunicativo molto coinvolgente grazie anche all’utilizzo di tecnologie multimediali. Sul palco una studentessa-attrice che ha interpretato una sua pièce incentrata sul rivoluzionario biennio 1848/’49. A coordinare i lavori durante la mattinata Rosa Giammarco, Dirigente dell’Agenzia di Promozione Culturale di Sulmona.
red