LA PRIMA GIORNALISTA DONNA A SULMONA
A proposito di 8 Marzo. Libertá di poter essere donna senza paura.
La prima giornalista donna a Sulmona è stata Violetta Mammola. Il suo esordio risale al 1986, nell’anno del debutto del quotidiano Il Centro, giornale con cui collaborò fino al 1989, che, in Valle Peligna, andava ad affiancarsi agli altri due colossi Il Tempo e Il Messaggero. A livello locale il mestiere del giornalista era appannaggio soprattutto degli uomini. Erano gli anni in cui era sindaco Franco La Civita e alla presidenza del Consiglio dei Ministri c’era Bettino Craxi. Aveva trent’anni Violetta quando firmò il suo primo articolo “Era sulla Usl, lo ricordo bene, riguardava alcune criticità dei reparti dell’ospedale” racconta, sorridendo, mentre ripensa al simpatico equivoco suscitato subito tra i politici nel leggere quella curiosa firma, sospettosi che si trattasse di uno pseudonimo dietro cui si potevano celare partiti avversari. “All’inizio è stato un po’ difficile soprattutto per la competizione che si era andata a creare con i colleghi degli altri giornali”. Tutti maschi, anche lì. Continua, spiegando di non essersi mai sentita discriminata in quanto donna, nè inferiore, tanto meno a disagio quando doveva trattare la cronaca nera presentandosi sul posto. “Era il periodo in cui l’informazione era più vivace e anche abbastanza aggressiva, quando si prendeva la classica buca diventata una tragedia”. Bisognava, dunque, cercare di tirar fuori le unghie, in barba, in sostanza, a quanti pensano alla donna come il sesso debole, fragile e delicata. Grinta e determinazione che tocca sfoderare ancora adesso, mescolandole a una buona dose mixata di sensibilità, garbo e sano cinismo, a braccetto con la tenacia in un mondo che oggi diventa sempre più di veleni e sgambetti. Di quella che definisce un’ottima esperienza, Violetta conserva bellissimi ricordi, le piaceva raccontare quanto accadeva nella Sulmona di quegli anni ottanta, districandosi tra cronaca giudiziaria e politica, ma la penna le diveniva facilmente ironica e satirica quando scriveva articoli critici nei confronti dell’amministrazione comunale. Non esita quando le chiediamo qual è il pezzo che non avrebbe mai voluto scrivere e quello che l’ha infastidita maggiormente. Ci sono casi che restano impressi nella mente. A suscitare in lei dispiacere, mentre batteva sui tasti della mitica Olivetti, fu un’inchiesta giudiziaria legata agli aborti clandestini in Valle Peligna, in cui furono indagate donne che avevano violato la famosa legge 194 del ’78. Ammette di aver incontrato difficoltà anche nell’affrontare un delicato caso di aids. Pioniera, dunque, nel giornalismo locale che ha cominciato a tingersi di rosa in maniera esponenziale fino ai giorni nostri. Subito dopo Violetta, arrivò la seconda firma al femminile di una collaboratrice di Pratola Peligna. Violetta ripose nel cassetto penna e taccuino nel momento in cui diventò mamma: difficile conciliare con i ritmi dei neonati e della famiglia questo affascinante mestiere senza orari, senza tempo e con la fretta per amica. Uno dei pochi, però, in cui la passione riesce a far superare tutte le fatiche.
g.s.