VIA GORIZIA, IL PONTE DELLA DISCORDIA

Tornano ad accendersi i riflettori sul caso del ponte di via Gorizia, che collegherebbe viale Stazione Introdacqua con via Freda, con tanto di rotatoria, passando nel bel mezzo del parco di Villa Orsini. “E’ uno scempio, bloccate i lavori”. Continuano a gridare i cittadini da mesi ormai, fermamente convinti nel portare avanti la battaglia per fermare le ruspe e invalidare le procedure di esecuzione, mentre l’argomento approda in Consiglio comunale, al quindicesimo punto della seduta di domani (con molta probabilità secondo indiscrezioni il dibattito non avrà lunga durata). “L’amministrazione comunale” afferma Davide Di Cesare, imprenditore sulmonese portavoce della contrarietà dei residenti “sembra, invece, essere intenzionata a proseguire l’intento nonostante l’iniziativa popolare, che ha visto finora l’adesione di più di 1.200 persone, abbia portato anche alla formulazione di vari esposti già depositati presso la Procura della Repubblica, la Corte dei Conti e tutti gli enti pubblici preposti (oltre all’interessamento del WWF e di Legambiente) per verificarne la regolarità, in quanto” a detta loro “la progettazione e l’approvazione dell’opera parrebbero essere non solo viziate sotto l’aspetto procedurale, ma anche manchevoli di alcune fondamentali autorizzazioni preliminari e studi di fattibilità”. Un’opera, in sostanza, secondo gli abitanti, che non solo risulterebbe pericolosa per un quartiere in cui insistono scuole e palazzi (via Freda, via Dalmazia, dove sboccherebbe la strada) , ma anche “ingiustificata” nelle motivazioni , “non ravvisandosene le ragioni di pubblica utilità ma, al contrario, un’occasione di inutile spesa di danaro pubblico nonché di gravissima compromissione del complessivo ecosistema ivi esistente”. L’area, tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, che vede la costante presenza di varie specie faunistiche e botaniche protette (come germani reali, aironi cenerini e platani secolari), secondo gli abitanti sarebbe naturalmente più vocata a finalità di “parco naturale ricreativo, area trekking e simili, per questo ricongiungibile anche fisicamente e funzionalmente con altre già presenti sul territorio, a totale servizio dell’intera Città di Sulmona, residenti e turisti”.
Chiedono delucidazioni i residenti di via Freda e via Dalmazia soprattutto in merito alle autorizzazioni, elemento di discussione nelle riunione della Commissione urbanistica a novembre scorso, in cui il consigliere Gaetano Pagone sosteneva l’assenza di nulla osta della soprintendenza. Come ricorda Di Cesare “Un nulla di fatto anche negli ulteriori due passaggi nella stessa Commissione del 21 gennaio e dell’ 11 febbraio”. Sale la preoccupazione del comitato dei cittadini, convinti che i fondi impiegati (un milione di euro circa) possano essere destinati ad altre necessità urbanistiche prioritarie. “Il mastodonte viario” dicono “non solo stravolgerà questo ambiente paesaggistico, ma avrà pure dei gravi riflessi sulle condizioni di traffico e di salubrità dell’aria nelle ridotte vie cittadine vicine al parco” Dicono no alla costruzione della
strada sul fiume Gizio con una rotatoria che spacca il parco dai sessantamila metri quadrati di Villa Orsini e termina in via Freda. Sei mila metri quadrati espropriati, come racconta Di Cesare, proprietario dell’edificio settecentesco. Dal 2001 il giovane imprenditore sulmonese è alle prese con le vicende burocratiche a palazzo San Francesco in attesa dell’autorizzazione per il cambio destinazione d’uso, al fine di realizzare in quel parco, il suo, strutture ricettive, con tanto di posti di lavoro a disposizione, aree turistiche intorno al lago dalle acque pulite.