DIMISSIONI PAPA, IL PENSIERO CORRE A CELESTINO V

Papa Benedetto XVI annuncia le dimissioni e per i sulmonesi è facile che il pensiero corra immediatamente a San Celestino V, il papa eremita che si dimise anzitempo e a quella storica data del 4 luglio 2010, quando Papa Ratzinger celebrò la santa Messa in piazza Garibaldi. All’Aquila la Perdonanza e le spoglie del Santo nella basilica di Collemaggio, a Sulmona sessantanni della vita di Fra Pietro da Morrone trascorsi su quell’incantevole Eremo di Sant’Onofrio incastrato sulla roccia del Monte Morrone. “Sulmona, oggi, per le strane e imponderabili strade della Provvidenza (o beffardo destino per chi preferisce la versione laica) è il centro mondiale di una storia che si dipana da oltre 700 anni. A Sulmona è cominciato tutto, a Sulmona si è chiuso il cerchio”. Così commenta il presidente dell’associazione celestiniana di Sulmona, Giulio Mastrogiuseppe, il quale, proprio in una lettera di qualche giorno fa, ricordava, a nome dell’associazione, l’importanza del 700° anniversario della canonizzazione di Pietro da Morrone, del suo straordinario lascito materiale e immateriale per la nostra collettività. “Le implicazioni storiche, culturali, spirituali di questa ricorrenza oggi sono diventate evidenti” sottolinea Mastrogiuseppe “La clamorosa dimissione di Benedetto XVI non può, nemmeno per la mente più rocciosamente ottusa, non essere ricondotta alla visita del 4 luglio 2010 a Sulmona. In quella circostanza i più attenti osservatori di cose vaticane e gli studiosi di teologia” secondo Mastrogiuseppe “compresero le possibili implicazioni di un discorso in cui il Papa faceva esplicito riferimento alla scelta di Celestino V ed alla possibilità che, in determinate circostanze, un gesto simile potesse essere ripetuto.  In quell’occasione” afferma “il pontefice, non potendo visitare l’Eremo per le note circostanze (chiuso dal maggio 2010 con un’ordinanza sindacale per rischio frana ndr) si accontentò di sorvolare il Morrone in elicottero, ma ho più di un motivo di ritenere che la sua volontà sarebbe potuta essere quella di raggiungere fisicamente quel luogo. Poco tempo prima, infatti” continua Mastrogiuseppe “il 18 agosto 2009, suo fratello Georg Ratzinger era stato accompagnato da alcuni soci della associazione celestiniana in una visita privata proprio a Sant’Onofrio. Certo le differenze tra Celestino e Benedetto sono palesi”. “La Celestiniana ha con fermezza e determinazione tenuto vivo il senso del passaggio di Pietro da Morrone sui nostri monti. Un senso fatto di eventi storici ma anche di cose semplici, di monumenti, di cultura, spiritualità e, al contempo di senso della comunità e spirito di servizio. E oggi, anche grazie alla associazione Celestiniana, il fatto che la Storia con la “S” maiuscola sia passata di nuovo in queste contrade, appare più evidente e in maniera più consapevole alla nostra gente”. Nella conclusione il presidente dell’associazione celestiniana torna di nuovo a battere sulla riapertura del sentiero che conduce all’eremo “Sarebbe imperdonabile e colpevole da parte delle istituzioni e dei singoli cittadini” dice “se l’importanza di tutto questo venisse di nuovo trascurata, se l’incredibile sequenza di fatti, circostanze e coincidenze che rendono speciale e sacro, nel senso più ampio del termine, il piccolo eremo del Morrone, venga di nuovo ignorata. Riaprirlo è il primo passo. Se poi Joseph Ratzinger vorrà visitare una volta nel romitorio del suo ispiratore, lo accoglieremo con il rispetto dovuto. Attraverseremo insieme quella soglia dove l’Indulgenza Plenaria e Perpetua non veniva negata a nessuno”.

 

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LA STORIA , CELESTINO V

Di origini molto umili (i genitori erano contadini e lui era il penultimo di dodici figli) Celestino V, le cui spoglie sono custodite nella basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio, ma trascorse sessantanni della sua vita nell’Eremo di Sant’Onofrio a Sulmona- fu eletto al soglio pontificio a Collemaggio, il 5 luglio 1294 in tempi molto bui per la Chiesa. Il rifiuto arrivò dopo pochi mesi, il 13 dicembre di quello stesso anno, quando non reputò piu’ opportuno prestarsi alle pressioni di Carlo d’Angio’ e dei faccendieri intenti ad approfittare della sua buona fede. Ma prima della rinuncia indisse il perdono celestiniano. Chiunque fosse passato, veramente pentito e confessato, sotto la porta santa della basilica, avrebbe potuto lucrare l’indulgenza plenaria. Catturato a Vieste nel giugno 1295 mentre tentava di raggiungere l’eremo di Sant’Onofrio, fu consegnato al nuovo Papa Bonifacio VIII e imprigionato nel castello di Fumone (Frosinone) dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1296. Aveva 87 anni. Sui motivi dell’elezione, della sua rinuncia e della sua detenzione gli storici hanno discusso a lungo, additando per lo piu’ Celestino come un santo e Bonifacio VIII in chiave tutta negativa. Teorie che pero’ sono state in parte riviste.

DIMISSIONI PAPA. MONS. FORTE, PROVA D’AMORE A CRISTO E ALLA CHIESA

“Davanti a questa trasparentissima prova di amore a Cristo e alla Chiesa, non possiamo che esprimere al Papa Benedetto tutto il nostro amore, la devozione piu’ profonda, l’ammirazione sincera e la gratitudine per il servizio reso con tanta generosita’ e ricchezza di luce per il popolo di Dio e il mondo intero in questi otto anni”. Cosi’ l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, a proposito delle annunciate dimissioni del Santo Padre. Sappiamo che il divino Pastore guidera’ la Sua Chiesa e le dara’ gli aiuti necessari. Papa Benedetto XVI – commenta infine il teologo da sempre vicino a Ratzinger – preghera’ per tutti noi e noi tutti lo porteremo fedelmente nella preghiera e nel cuore, invocando sin da ora lo Spirito Santo su chi sara’ chiamato ad eleggere il nuovo Pontefice e su chi dovra’ assumere il peso delle chiavi di Pietro”.

 

foto grande Il magisterodibenedettoXVI