CASO SCRUTATORI, DI BENEDETTO “UNA CARNEVALATA”
Dure critiche arrivano dal Consigliere comunale Pd Mimmo DI Benedetto sul caso che ha scatenato tante polemiche, in questi giorni, della nomina a chiamata diretta di 108 titolari e 50 supplenti in vista delle imminenti politiche. Non risparmia il presidente dell’assise civica Nicola Angelucci, le cui “affermazioni” sostiene Di Benedetto “hanno dell’incredibile”. “Se non fosse per il rispetto dovuto a quanti, in questi giorni, sono stati messi loro malgrado, alla gogna mediatica” dice il consigliere “verrebbe da dire che quanto sta accadendo circa le nomine degli scrutatori a palazzo san Francesco ha assunto le vesti di una carnevalata”. Continua asserendo: “prima corresponsabile e poi pentito, Angelucci invita i partiti, quasi a fare intendere che gli scrutatori siano stati scelti da questi (che, invece non c’entrano nulla), a farli rinunciare alla nomina. La verità delle cose è un’altra e il Presidente del Consiglio, insieme al sindaco Fabio Federico, lo sa bene: la designazione degli scrutatori è avvenuta solo per opera del primo cittadino e della sua maggioranza. Non in qualche segreta stanza ma in commissione elettorale dove erano presenti Federico, Capparuccia e D’Angelo. Ridicolo e offensivo che Angelucci se ne accorga solo ora. Il suo intervento non è credibile. Con il suo silenzio prima, ha condiviso la scelta che ora bolla come scandalosa. Vorrei ricordare a Angelucci che qui non è solo una questione di “stile”, ma di rispetto per coloro che si sono visti nominare a loro insaputa e che ora, oltre al danno, subiscono la beffa e per quanti avevano l’aspettativa di potere essere nominati attraverso una procedura trasparente e democratica qual è il sorteggio. Ma Angelucci e la sua maggioranza hanno abituato la Città a questi voltafaccia. La vicenda degli scrutatori è solo l’ultima in ordine di tempo. Basterebbe ricordare l’impegno preso e poi non onorato, di presentare le proprie dimissione insieme al capogruppo del Pdl Donato Di Cesare qualora il primo cittadino non avesse onorato l’impegno pubblico e solenne di dimettersi. Da allora a oggi sono trascorsi tre mesi e la parola data da Angelucci e Di Cesare è solo carta straccia. Buffo che Angelucci chieda “stile” quando è il primo ad aver avuto in queste circostanze una condotta che con la correttezza e la signorilità ha poco a che fare”.