CARUGNO SULLA LEGGE ELETTORALE

“La democrazia è un obiettivo che si raggiunge non solo in maniera sostanziale, attraverso cioè l’attuazione di comportamenti e il raggiungimento di finalità democratiche, ma anche attraverso la posa di regole volte al raggiungimento di tale fine. Il dibattito che in Abruzzo si è aperto sulla nuova legge elettorale è francamente sconcertante”. Lo afferma il segretario regionale del Psi Massimo Carugno in una nota “L’aspetto emergente e sul quale sembra convogliarsi tutta la discussione è solo la soglia di sbarramento con la tenace pervicacia di chi vorrebbe i

stituirlo alto per eliminare dalla eleggibilità le piccole formazioni politiche ritenute dannose alla stabilità di governo”. Elenca una serie di osservazioni Carugno, partendo dal metodo. “Cambiare la legge elettorale a pochissimi mesi dalle elezioni è una nefandezza” scrive “E’ come se una sola delle squadre in campo decide se a pallone si gioca con le mani o con i piedi 5 minuti prima della partita. Una delle prime cose che andrebbero fatte per garantire delle competizioni elettorali certe e democratiche è stabilire che tutte le leggi elettorali non possono acquisire efficacia se non un anno dopo la loro promulgazione.
Allo scopo di garantire a tutti i partecipanti alla competizione elettorale un dialettica ed un confronto preelettorale leale, trasparente e democratico”. Passa poi a toccare l’argomento sul tentativo di eliminare i partiti piccoli. “Questa ricerca spasmodica di una forma di semplificazione del sistema politico attraverso un accentramento che porti solo a due o massimo tre partiti, in nome della governabilità è una nefandezza peggiore della prima.
La semplificazione del sistema politico andrebbe ricercata, in maniera seria, attraverso la forza della proposta politica. Pochi sono i partiti che hanno idee forti e attorno a loro si concentra la maggioranza del consenso. In Italia questo non avviene: non ci sono formazioni politiche che hanno una tale forza di proposta politica da monopolizzare il consenso Ecco perché la resistenza a non perire di tante formazioni politiche minori che danno lo specchio reale di una società pluralistica. Del resto non è vero che un sistema oligopolistico sia più democratico di un sistema pluralista. Anzi il contrario: un vero sistema democratico è pluralista (molte formazioni politiche) e non oligopartitico (poche formazioni politiche).
Allora questo tentativo di creare un sistema con poche e grandi formazioni politiche, che non sia il frutto di una naturale aggregazione su forti idee e proposte politiche, ma sia il frutto di una ingegneria elettorale imbrogliona, destinata a fare fuori i piccoli per mantenere solo i grandi, solo sulla base del trucco psicologico con cui ingannare l’elettore secondo il teorema del voto utile è di una antidemocraticità senza precedenti. Si dice che i piccoli non garantirebbero la governabilità. E’ una fatto di cultura e maturità politica e non di grandezza di partiti. La storia recente nazionale e locale ci insegna che la governabilità spesso non viene garantita non tanto dalla presenza di piccole formazioni ma dalle contrapposizione delle correnti e delle componenti, che si creano nei grandi partiti, che rappresentano delle vere e proprie bande di potere più pericolose perché occulte e ingannatrici.
Il futuro Consiglio Regionale, cosi come il parlamento nazionale, o i consigli comunali, devono essere rapportati al modello sociale che rappresentano.
E allora bisogna stabilire, per tempo, regole che permettano di eleggere un organo che sia realmente rappresentativo del modello di società abruzzese che indubbiamente continua ad essere pluralista e democratico”