FA MALE MANGIARE LA CARNE?

Altro appuntamento con la rubrica pubbliredazionale curata dal  Dottor Antonio Pacella, Medico Chirurgo Specialista in Scienza dell’Alimentazione Medicina e Chirurgia Estetica (Riceve a Sulmona, Pescara, Roma)

Fa più male la carne o la disinformazione?

Partiamo da alcuni dati.

Attualmente al mondo siamo quasi 7 miliardi. Di questi, circa 1 miliardo muore di fame, mentre 1 miliardo e 800 milioni vivono con problemi metabolici e muoiono o si ammalano perchè mangiano troppo.

Produciamo cibo per circa 11 miliardi di persone e continuando di questo passo, aumenteranno non solo gli sprechi, ma anche il disboscamento per far spazio a pascoli e coltivazioni, ma soprattutto aumenteranno le malattie.

Attualmente mangiamo troppo. E produciamo troppo.

Gli animali allevati sul nostro pianeta sono circa 10 volte gli umani e secondo le stime della FAO i consumi mondiali di carne raddoppieranno entro il 2050. Il 75% di quello che mangiamo proviene da 5 specie animali e 12 specie vegetali. Mangiamo troppo e sempre le stesse cose.La produzione di carne negli ultimi 20-30 anni è triplicata. Ed è diventata industriale.

Ma non dimentichiamo che la carne è un alimento molto ricco di proteine, che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere a carestie, glaciazioni ed eventi catastrofici o climatici, soprattutto con la scoperta del fuoco e della cottura del cibo.

Grazie al fatto che siamo onnivori (come i topi), non ci siamo estinti, come molte altre specie, che mangiavano solo pochi alimenti. Onnivori, naturalmente non vuol dire carnivori.

Ma non dimentichiamoci che oggi, mangiare carne non è più necessario come una volta e soprattutto ne mangiamo talmente tanta, sotto varie forme, che la necessità di produrne così tanta, porta spesso le multinazionali produttrici ad accelerare la crescita degli animali, a farli cibare non più di erba ma di mais e di soia, oltre che a far crescere tali animali ammassati all’interno di stalle, anziché di pascoli verdi, come spesso invece le etichette e le immagini bucoliche vogliono far credere.

A questo, si aggiunge che oltre alle frodi, può accadere di ritrovare in molte carni prodotte a livello industriale e di BASSO COSTO, sostanze che possono apportare danni al nostro organismo.

Tra questi: antibiotici (che vengono utilizzati negli allevamenti intensivi e spesso rimangono nei tessuti degli animali e quindi arrivano al nostro piatto, favorendo anche la diffusione di batteri sempre più resistenti ai comuni antibiotici), ormoni e sostanze vietate.

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Bisogna comunque fare una precisazione. Nei paesi dell’Unione Europei c’è il divieto di utilizzare ormoni anabolizzanti per “pompare” gli animali allevati in modo da rendere la carne più tenera, ma non tutti lo rispettano.

Cosa fare per ovviare al problema?

Sicuramente bisogna rivolgersi a fornitori di fiducia o direttamente ai produttori, anche se il costo della carne aumenta. Perchè dobbiamo capire che è meglio spendere di più per un cibo di qualità superiore, piuttosto che rischiare di spendere in futuro per le malattie legate alla cattiva qualità degli alimenti.

E dato che mangiare carne non è più estremamente necessario come una volta, poichè oggi abbiamo a disposizione una grande varietà di cibi, grazie ai quali, con una corretta alimentazione, si riesce a supplire alle necessità dell’organismo (per questo anche vegetariani e vegani, se mangiano correttamente, hanno un ottimo stato di salute), bisogna scegliere carne di ottima qualità, e mangiarla poche volte al mese, ruotandola con tutti gli altri alimenti “proteici”.

Bisogna però stare molto attenti a pensare che la carne causi tumori o faccia venire malattie.

Perchè la carne non è tutta uguale. Ne è uguale mangiarla spesso o occasionalmente.

Purtroppo le riviste e i siti web, non fanno altro che creare allarmismi sull’alimentazione.Senza fondamenti scientifici concreti.

Quando parliamo del nesso tra l’ingestione di un alimento e la genesi di una malattia o al contrario, quando eliminiamo un alimento e riduciamo una malattia, in genere stiamo parlando di un rapporto di causa-effetto.

Ebbene, per quasi tutti gli alimenti, non esiste attualmente uno studio che possa affermare con certezza, che mangiare un dato alimento possa fare bene a una cosa oppure eliminare un alimento possa far bene ad una cosa.

Perchè noi non mangiamo solo una cosa. E tutti gli studi attualmente esistenti, siano essi sul vino, sul pomodoro, sulla pasta, sul mirtillo e via dicendo, non dimostrano nulla di scientifico!

In genere si tratta solo di osservazioni e statistiche. Che vengono utilizzati ad hoc, dalle aziende alimentari o farmaceutiche per VENDERE!

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Ma torniamo alla carne.

Il problema della causa e dell’effetto dovrebbe essere noto a tutti.È difficile distinguere causalità e correlazione.

Quando sentiamo dire che c’è una correlazione tra cancro e mangiare carne cosa vuol dire?Come facciamo a dimostrare che c’è causa ed effetto?Con l’osservazione e basta non si può sapere.Se la gente a cui viene il cancro è, per caso, lo stesso tipo di gente che mangia carne, l’osservatore non può facilmente distinguerlo.Ma è importante, perché se non c’è causa ed effetto non mangiar carne non ridurrà il rischio di insorgenza del cancro.

La maggior parte di coloro che affermano che la carne fa male e causa il cancro si basano, come del resto hanno fatto gli studi scientifici presi in considerazione nel China Study, che in Occidente la gente mangia più carne e muore più di cancro, mentre nel terzo mondo, si mangia meno carne e si muore meno di cancro.

Se avessi solo questa osservazione potrei sentirmi giustificato nel dare la colpa alla carne, ma nel mondo reale sappiamo che è una cosa insensata: mille altre cose influiscono sull’incidenza del cancro ben più della carne, non in ultimo il non morire prima di altre malattie.

Come si trova il nesso causale dunque?

Con la randomizzazione, cioè prendere dati a caso in un gruppo di persone diverse tra loso per abitudini. Niente è meglio della randomizzazione perché ti garantisce che sui lunghi periodi o sui grandi numeri le distorsioni si bilanciano da sole l’une con le altre, e il caso fortuito conta molto meno.In sostanza quando si decide di iniziare uno studio scientifico, è possibile optare per 3 modalità: uno studio osservazionale, uno prospettico o un cosiddetto Randomized Control Trial.

Nello studio osservazionale si prendono ad esempio 2 gruppi di persone, a cui vengono prescritte 2 diete diverse e retroattivamente si cerca di capire che cambia.

Ad esempio, come avviene in molti studi presi in considerazione nel famoso libro “China Study”, si confronta lo stato di salute e l’alimentazione di 300 americani a e 300 cinesi e si analizza che cosa cambia tra i due gruppi.

Si può notare che i cinesi hanno un’incidenza inferiore di cancro e mangiano meno carne.Per questo l’autore conclude che la colpa è della carne.Nulla di più sbagliato.

Con uno studio del genere infatti è possibile valutare se ad esempio il fumo sia causa del cancro, ma non è possibile affermare con certezza che il consumo di carne aumenta il rischio di tumore, perché ha poca sensibilità.

In uno studio prospettico invece, si segue un singolo gruppo di persone per un lungo periodo annotando l’alimentazione e i comportamenti di tale popolazione, e quindi registrarne lo stato di salute , le malattie e la mortalità.

Sicuramente uno studio prospettico è migliore di uno studio osservazionale perché permette di seguire le stesse persone nel tempo invece che trarre conclusioni prendendo in considerazione e confrontando gruppi diversi. Però se i cinesi avessero una resistenza genetica al cancro che gli americani non hanno, con uno studio prospettico non lo si nota. Non si farebbe altro che attribuire questa differenza a qualcosa che i cinesi fanno e gli americani no. Tipo bere tè verde. Che secondo molti studi osservazionali (quindi con poca importanza) ha effetti anti cancro.

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Quando invece possiamo dire che uno studio è condotto seriamente? Sicuramente quando è randomizzato.

Un randomized control trial, o RCT, divide in due gruppi a caso le 600 persone e attribuisce a caso una delle due prescrizioni dietetiche.

In questo modo in media tutti gli altri fattori confondenti saranno bilanciati tra i due gruppi.

Se ci fossero dei fattori confondenti tra le 600 persone, verrebbero tranquillamente annullati e non andrebbero ad inficiare lo studio, perché si avrà ad esempio, in media, lo stesso numero di cinesi e americani nei due gruppi, permettendo di vedere chiaramente l’effetto della singola differenza che si vuole misurare.Un RCT ben condotto, è possibile permette di valutare il nesso causa-effetto di qualsiasi evento. Naturalmente il campionamento è di primaria importanza.Purtroppo, a livello nutrizionale gli RCT sono gli studi più rari. E sfortunatamente attualmente non esistono nella letteratura scientifica RCT che valutano il nesso tra carne e cancro.

Quasi tutti sono studi prospettici che possono quasi sempre portarci fuori pista e spesso dare un risultato opposto al reale. Quindi attenzione a credere a: “lo studio xyz ha dimostrato che….”

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Passiamo ad un’altra fonte di disinformazione.

Quanti di voi hanno sentito con le proprie orecchie un medico illustre  affermare che la carne rossa è cancerogena?Quanti di voi hanno personalmente letto sul libro “Verso la dieta vegetariana”, scritto da Umberto Veronesi e Mario Pappagallo, che la carne rossa è cancerogena? Leggetelo se non vi fidate. (A proposito, il libro è consultabile gratuitamente online.)

Quanti di voi hanno letto una presunta intervista “originale” in cui Umberto Veronesi affermava che: «Le riviste medico scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali … Molti medici e ricercatori, sulla base anche di numerose ricerche, per la maggior parte “insabbiate”, sono coscienti degli effetti dannosi del consumo di carne, ma hanno le mani legate … Io, che sono uno scienziato di fama internazionale, posso prendermi il lusso di fare queste affermazioni, se lo facessero loro, probabilmente non lavorerebbero più».

Di queste misteriose interviste non si trova traccia. Un oncologo di fama internazionale non si esprime in questi termini. La bufala gira da diverso tempo, ed è stata ripresa e condivisa senza il minimo controllo da professionisti dell’informazione e pseudo informati.

E’ arrivata anche la smentita ufficiale da parte dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO):

«In riferimento all’articolo rilanciato da alcuni siti in Rete “La carne è cancerogena: Umberto Veronesi svela il motivo per cui non se ne parla”, si comunica che Umberto Veronesi, Direttore Scientifico di IEO, non ha MAI rilasciato l’intervista riportata, e nessuno dei virgolettati a lui attribuiti è reale. Perorare la causa culturale della scelta vegetariana e della sana alimentazione deve basarsi sulla realtà scientifica e su un dibattito intelligente e solido, non su articoli del tutto inventati che abusano del nome di Umberto Veronesi. Le dichiarazioni attribuite nel medesimo articolo a Umberto Veronesi a proposito di riviste medico-scientifiche e aziende farmaceutiche sono false».

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Parliamo di ora di dati chiari e certi.

Siamo più grassi che in passato, perché mangiamo troppo di tutto, specialmente cibo spazzatura e bevande zuccherate. Ma grazie alla possente campagna contro la carne rossa persino gli americani ne hanno ridotto il consumo nell’ultimo decennio.

Tuttavia, questo non ha portato miglioramenti nel numero di morti premature dovute a obesità, tumori e malattie cardiovascolari. Anzi.

Mangiare carne in giusta quantità e di qualità non comporta un aumento significativo dell’impatto ambientale e fa bene alla salute.

L’Italia è ancora tra i primi Paesi al mondo quanto a sicurezza e controlli.

Si può discutere semmai sulle modalità di controllo, cioè sui tipi di esame da effettuare sugli animali.

Il mercato oggi è dominato dal prezzo. Di conseguenza si concentra sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Per questo la carne che arriva dall’estero la fa da padrone in Italia: basti pensare che il 25% della spesa alimentare degli italiani si riversa sui mercati di altri Paesi, che spesso vendono carne di qualità inferiore a prezzi convenienti”.

Un problema di prezzo, quindi?
La verità è che il cibo nel nostro Paese è sottopagato. A parte l’ovvio discorso per cui il lavoro degli allevatori e degli agricoltori merita di essere apprezzato anche pagandolo in modo giusto, la ragione per cui il nostro mercato è in sofferenza va cercata nell’immobilismo della politica.

Da un lato c’è una classe politica che non ci rappresenta all’estero, dove il prodotto italiano è non solo desiderato, ma persino sognato: potremmo esportare con successo, ma non abbiamo accordi, e il mercato rimane chiuso verso l’interno, asfittico.

Dall’altro c’è l’Europa, che spesso non tutela la qualità e che adotta politiche sempre più favorevoli alle grandi lobby del cibo.

Bisogna tornare a insegnare a contadini e allevatori le tecniche agronomiche.Devono imparare il valore delle razze autoctone, della biodiversità, devono imparare a fare a meno di antibiotici e integratori, come molti già fanno.Devono soprattutto imparare il valore dell’alimentazione naturale, e di conseguenza dell’agricoltura: un animale che ha mangiato foraggio cresciuto in modo pulito e sostenibile vivrà meglio e produrrà carne di qualità molto più alta.

Ai genitori e alla scuola tocca il ruolo principale.

Noi oggi sappiamo tutto di come funzionano i televisori, i cellulari, i computer; ma non sappiamo più da dove arrivano il latte, la carne, la verdura.Non mangeremo computer in futuro.Dobbiamo cercare agricoltori e allevatori, parlargli, conoscerli, interagire. Ma intanto, si può sempre provare a ridurre il loro consumo giornaliero e settimanale di carne.

 

Dott. Antonio Pacella

Medico Chirurgo

Specialista in Scienza dell’Alimentazione

Medicina e Chirurgia Estetica

Riceve a Sulmona, Pescara, Roma

 

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