MEGLIO MINERALE O DEL RUBINETTO? LA SALUTE NELL’ACQUA
Domenica 22 Marzo, come ogni anno, è stata la giornata mondiale dell’acqua. A tal proposito, in questo articolo vorrei chiarire alcuni concetti su questo prezioso alimento. La stima più verosimile della quantità d’acqua presente sulla Terra parla di circa 1,4 miliardi di chilometri cubi. Il 97,5% dei quali, però, è formato da acqua salata, mentre soltanto il 2,5% è acqua dolce. Di questa proporzionalmente minuscola quantità, il 68,9% circa proviene dai ghiacciai, il 30,8% dal suolo, mentre lo 0,3% da fiumi e laghi. In pratica perciò sui 35 milioni di chilometri cubi di acqua dolce presenti sul pianeta, ben 24 si trovano sotto forma di ghiacciai e nevi perenni e non sono perciò fruibili. Quindi ne rimangono troppo pochi.
E nonostante l’importanza di una risorsa così essenziale alla vita, l’acqua continua a essere sprecata e degradata in tutto il mondo, nelle aree urbane e nelle zone rurali.
Secondo dati FAO, oggi il 18% della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua potabile e il 40% non può contare sui basilari impianti sanitari. Ogni giorno, circa 6000 persone, per la maggior parte bambini, muoiono per cause legate all’acqua (la sua assenza o la carenza di igiene). Per questo il periodo 2005-2014 è stato denominato delle Nazioni Unite decennio internazionale per l’azione “Water for Life”.
E’ fondamentale non tanto bere molto, ma piuttosto farlo in maniera adeguata, cioè poco e spesso, sorseggiando l’acqua e non ingurgitandola o ostinarsi a berne più possibile.
Bere è però importante poichè:
- favorisce l’eliminazione delle sostanze di rifiuto dall’organismo in quanto aumenta l’escrezione di urina e sudore.
- Favorisce lo sviluppo muscolare in soggetti che pratichino attività fisica in quanto:
– a) il 75% della massa muscolare è costituita da acqua;
– b) L’acqua contrasta tale attività catabolica, cioè contrasta il cortisolo e non fa perdere muscolo.
- Ha un effetto “estetico” in quanto l’acqua conferisce forma e rigidità ai tessuti.
- Consente di mantenere adeguatamente umide le superfici di: naso, occhi, orecchie.
- Favorisce una adeguata lubrificazione delle articolazioni tramite la produzione di liquido sinoviale
Bisogna però sfatare la diceria che ormai in tanti conoscono, e cioè che bisogna bere 2 litri di acqua al giorno, anche perchè la maggior parte dei liquidi che introduciamo quotidianamente proviene dai cibi, soprattutto frutta e verdura fresche.
La quantità di acqua da consumare al giorno è in media 5-6 bicchieri, per arrivare in soggetti molto grossi e muscolosi, anche fino ai 2 litri (10 bicchieri), ma bisogna tener presente molto la struttura delle persone e tutta un’altra serie di fattori come l’ambiente in cui si svolge la giornata (caldo, umido, freddo, secco) oppure il grado di attività fisica, dove è necessario aumentare il consumo.
In tal caso è importante inserire il consumo di acqua sia prima che dopo l’attività fisica, e pochissima durante! Cosa che praticamente nessuno fa…
Poi è necessario incrementare il consumo di acqua anche in tutte le occasioni in cui si ha un incremento della sudorazione: stati febbrili e climi particolarmente caldi. O nel caso di perdite idriche dovute a diarrea o vomito. E non bisogna dimenticare l’aumentato fabbisogno durante la gravidanza e l’allattamento.
Per le donne gravide è indicato un consumo giornaliero di acqua di almeno 2 litri al giorno, mentre per quelle che allattano un consumo di almeno 3 litri al giorno.
Un’altro mito da sfatare è “Bere molto è utile per “stare bene” o “dimagrire”?
No, anzi. Un consumo eccessivo di acqua (indicativamente bere oltre 4- 5 litri di acqua al giorno, in assenza di attività fisica o particolari condizioni climatiche) rallenta la digestione.
Bere in maniera esagerata durante i pasti causa una eccessiva diluizione del succo gastrico per cui il pasto tende a “restare sullo stomaco”. Incrementa la pressione arteriosa per aumento del volume di sangue.
Una buona abitudine potrebbe invece essere quella di iniziare la giornata bevendo LENTAMENTE uno-due bicchieri di acqua tiepida, per favorire il risveglio dell’intestino (ma andrebbe bene anche un tè o una tisana calda). Da abolire invece, se non per il gusto di farlo, la ormai diffusa abitudine, legata ad una diceria senza fondamento scientifico di bere al mattino acqua calda con il limone, che non ha alcun effetto, ed è una bufala colossale. Così come anche il discorso dell’alcalinità e della dieta alcalina (di cui forse vi parlerò prossimamente).
L’acqua è un bene prezioso di cui tendiamo purtroppo a fare un uso spesso distratto. Se da un lato tendiamo a sottovalutarne la qualità e a preferire l’acqua in bottiglia (189 litri pro capite all’anno), dall’altro non ci facciamo problemi a sprecare acqua potabile in tutti i possibili usi domestici.
Infatti nonostante la ormai non più recente emergenza arsenico in 200 comuni di Lazio e Toscana, e successivamente (recente notizia) il cromo esavalente nella falda di Brescia, che fanno sì che contaminazioni e inquinamento siano minacce sempre attuali per le acque potabili, emergenze di questo tipo non devono portare a demonizzare l’acqua del rubinetto o delle fontane in cui l’acqua scorre di continuo (nella zona della Valle Peligna ve ne sono diverse), che nella maggior parte dei casi non rappresenta un ripiego più economico all’acqua in bottiglia, ma una scelta intelligente, che fa anche risparmiare.
Ma quella che arriva fino a noi quando apriamo il rubinetto di casa da dove arriva e che strada percorre?
Il ciclo dell’acqua è molto complesso ma possiamo riassumerlo in maniera piuttosto schematica dicendo che il calore del sole fa evaporare l’acqua di mari, fiumi e laghi e la trasforma in vapore acqueo.Il vapore, a contatto con l’aria fredda in atmosfera, condensa e torna sulla terra come pioggia, neve o grandine.Una parte dell’acqua delle precipitazioni serve alle piante per vivere, il resto è assorbito dal terreno e va ad alimentare le falde acquifere sotterranee, cioè raccolte dell’acqua che si infiltra tra diversi strati rocciosi del sottosuolo.L’acqua piovana, ma anche fluviale e di ruscellamento, si insinua tra la roccia e la sabbia finché non incontra uno strato impermeabile che non ne permette il passaggio e la blocca lì, formando appunto la falda.Dal sottosuolo l’acqua può emergere spontaneamente (acque risorgive o fontanili) oppure essere estratta attraverso la trivellazione di pozzi.In Italia le acque per usi civili provengono in gran parte dalle falde acquifere dove restano generalmente più protette dall’inquinamento rispetto alle acque dei bacini superficiali perché è il terreno stesso che sovrasta la falda a fungere da filtro.
La pubblicità ci tartassa, presentandoci l’acqua minerale sempre meno come una bevanda che serve ad accompagnare il cibo e sempre più come una fonte di salute e addirittura di bellezza.
Non essendoci invece pressoché alcuna informazione sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, si è naturalmente portati a pensare che questa non abbia nessuna delle proprietà vantate dalle acque in bottiglia e la si guarda con sospetto.
La verità, lo dicono studi e indagini fatte da anni, è che l’acqua minerale non è migliore dell’acqua potabile.Spot e manifesti giocano su alcuni concetti chiave come la scarsa presenza di sodio o il residuo fisso molto basso.L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha modificato le linee guida precedenti per quanto riguarda il consumo di sodio e per la prima volta si è occupata di emanare delle indicazioni relative al potassio (molto più importante nel ridurre la pressione).
Gli adulti non dovrebbero consumare più di 2 grammi di sodio al giorno (5 grammi di sale) e porre attenzione al consumo di potassio, che dovrebbe essere di almeno 3,5 grammi al giorno.
Ora, chi deve osservare una dieta povera di sodio, come gli ipertesi, non è certo dell’acqua che deve preoccuparsi, ma semmai dell’alimentazione: ogni giorno mangiamo circa 9 grammi di sale, cioè circa 3,6 grammi di sodio. Basti pensare che una vaschetta di affettato da sola ne ha in media 5 grammi di sale per 100 grammi, cioè 2 grammi di sodio (cioè il totale massimo consentito!).
Le carni conservate possono contenerne fino a 1,5 grammi di sodio ogni 100 grammi, il medesimo contenuto presente in snack salati, patatine e pop-corn. Il dado può contenere anche 20 grammi di sodio ogni 100 grammi di prodotto! Per non parlare delle bevande, biscotti e qualunque altro alimento conservato, come salmone affumicato, wurstell, o qualsiasi altro cibo non fresco.
Il sodio abbonda in molti cibi, e quello che si può assumere mangiando è senz’altro assai di più di quello che si ingerisce bevendo un’acqua ricca di sodio. Tra l’altro, la maggior parte delle persone beve pochissimo!
Però, ipotizzando che bevessimo un’acqua RICCA di sodio (es. 300 mg/litro), pur bevendo 1 litro di acqua (e in pochi ci arrivano ogni giorno), avremmo ingerito 0,3 grammi di sodio, cioè molto meno dei 2 grammi giornalieri calcolati come tetto ideale massimo
In ogni caso l’acqua potabile fornita dalla maggior parte degli acquedotti ha livelli di sodio contenuti, perciò non c’è una grande differenza rispetto alle minerali. Quindi stare dietro ad una pubblicità che dice di comprare un’acqua povera di sodio non ha senso!
Piuttosto è importante andare a vedere altri parametri.
Ad esempio, il residuo fisso, che testimonia la quantità dei vari sali disciolti (sodio, potassio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati), sulle etichette è riportato come valore a 180 °C perché, dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua a quella temperatura, si può verificare quanti sali sono rimasti. L’ideale per il consumo quotidiano è un’acqua oligominerale, con un residuo fisso inferiore ai 500 mg/l.
Composizione salina delle acque minerali
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Acqua minerale bicarbonata – Tenore di bicarbonato: | > 600 mg/L |
Acqua minerale calcica – Tenore di calcio: | > 150 mg/L |
Acqua minerale clorurata – Tenore di cloro: | > 200 mg/L |
Acqua minerale ferruginosa – Tenore di ferro: | > 1 mg/L |
Acqua minerale fluorata – Tenore di fluoro: | > 1 mg/L |
Acqua minerale magnesica – Tenore di magnesio: | > 50 mg/L |
Acqua minerale sodica – Tenore di sodio: | > 200 mg/L |
Acqua minerale solfata – Tenore di solfati | > 200 mg/L |
Acqua povera di sodio – Tenore di sodio | < 20 mg/L |
In genere l’acqua potabile distribuita da un acquedotto cittadino difficilmente supera i 700 mg/l: l’acqua offerta dall’acquedotto, quindi, è quasi sempre comparabile all’oligominerale.
E’ comunque possibile fare molti esempi sul contenuto delle acque, ma il concetto resta lo stesso: la qualità dell’acqua potabile italiana è buona, non ci sono motivi fondati per ritenere l’acqua minerale più salutare.
Attenzione, ciò non significa che l’acqua in bottiglia non sia di buona qualità. Però sopravvalutare l’acqua minerale in bottiglia è poco ragionevole, tanto quanto diffidare dell’acqua dell’acquedotto, rigidamente e regolarmente controllata sotto il profilo igienico.
Un indicatore che fa optare per l’una o l’altra scelta è l’odore o il sapore dell’acqua, come ad esempio il sentore di cloro. Perché a volte l’acqua puzza di cloro? Rimane comunque potabile?
Il cloro viene aggiunto per evitare che si sviluppino batteri, quando c’è rischio di contaminazione. Certamente sgradevole, non è tuttavia dannoso e inoltre, essendo volatile, basta lasciare l’acqua a contatto con l’aria per eliminarne l’odore. Un trucco può essere quello di lasciarla decantare per permettere l’evaporazione del cloro eventualmente presente, oppure tenerla in frigorifero in una bottiglia ben chiusa.
Se si utilizzano bottiglie di plastica è necessario tenerle pulite e cambiarle spesso. Perché l’acqua a volte esce torbida o bianca dal rubinetto? È un fenomeno legato alla pressione con cui il getto esce dal rubinetto. Lasciata decantare in un bicchiere, le micro bollicine che la intorbidano scompaiono e l’acqua torna limpida.
Cosa fare se l’acqua del rubinetto ha un colore rossastro? La colorazione dipende dalla presenza di ferro, naturale o dovuta al rilascio da parte delle tubature. Rivolgetevi alla Asl, solo però se siete sicuri che la colorazione non dipenda dalle condutture dell’edificio. La responsabilità dell’acquedotto, infatti, copre solo il percorso dell’acqua dal pozzo fino al punto di allacciamento con le tubature condominiali. Se sono le tubature del palazzo a rilasciare ferro, la persona da sentire è l’amministratore del condominio.
È possibile dare l’acqua del rubinetto ai bambini piccoli senza problemi? Per il consumo dell’acqua potabile da parte dei bambini è necessario tenere sotto controllo soprattutto due fattori: la concentrazione di nitrati e il valore del residuo fisso. Il limite di legge per la concentrazione di nitrati nell’acqua è assolutamente cautelativo anche per i neonati e comunque in molte città il valore per questo parametro è ben al di sotto del limite di legge. In ogni caso è meglio che i bambini consumino acqua senza nitrati. È bene, inoltre, che i bambini molto piccoli consumino acqua leggera, con un residuo fisso molto basso.
TIPO DI ACQUA MINERALE | RESIDUO FISSO |
Acque mimimamente mineralizzate | < 50 mg/L |
Acque oligominerali | >50 < 500 mg/L |
Acque mediominerali | > 500 < 1000 mg/L |
Acqua ricche di Sali minerali | > 1000 mg/L |
L’acqua del rubinetto ha un sapore amaro, posso berla comunque?
L’acqua potabile per legge deve essere insapore. Se non soddisfa tale requisito deve esserci qualche problema. Se si è certi che non sia una sensazione personale o legata a fattori estranei all’acquedotto (cattiva manutenzione dell’autoclave, tubature vecchie) bisogna segnalare il fatto alla Asl.
L’acqua dura, cioè calcarea, è pericolosa per la salute?
La legge consiglia che la durezza, misurata in gradi francesi, sia compresa tra 15 e 50 °F. Un’acqua più dura, ovvero più ricca di carbonati di calcio e magnesio, non ha effetti negativi sulla salute, ma può dar luogo a incrostazioni nelle tubature. Un’acqua molto dolce, al contrario, è molto povera di sali minerali, importanti per le funzioni vitali dell’organismo. Il limite inferiore di 15 °F nasce dall’esigenza di porre un freno a possibili trattamenti di addolcimento molto spinti. Non si conoscono invece danni causati da acqua calcarea e dura.
L’acqua che beviamo è comunque meno ricca di minerali rispetto al nostro organismo, per non parlare di qualsiasi bibita. Nessun problema quindi. Naturalmente per che già soffre di calcoli e deve bere molto, è preferibile un’acqua leggera, cioè il più possibile povera di minerali in generale, perché si ottiene un maggiore effetto diuretico.
Alcune indicazioni sulle acqua da preferire in alcune particolari condizioni cliniche:
CATEGORIA | ACQUA MINERALE |
Gravidanza | Acque oligominerali a contenuto di nitrati particolarmente basso o addirittura nullo (non superiore a 10 mg/l per il noto rischio di provocare meta emoglobinemia fetale). Per aumentare l’apporto di sali minerali, considerato l’aumentato fabbisogno della gestante, si consiglia di alternare acque oligominerali ad acque mediominerali, preferendo quelle calciche |
Allattamento | I consigli sono simili a quelli dispensati per la gravidanza, con l’accortezza di bere maggiori quantità di acqua per favorire il ripristino della quota di liquidi persa con l’allattamento. Può essere utile l’assunzione di acqua ferrosa alternata ad acqua calcica ed acqua oligominerale (il ferro è l’unico elemento nutritivo carente nel latte materno, comunque compensato dalle scorte che il neonato ha già accumulato al momento della nascita). |
Diluizione del latte in polvere per neonati | Acque minimamente mineralizzate, praticamente prive di sali minerali per non alterare la formula nutritiva, attentamente calibrata, dell’alimento. Ancora una volta, si consiglia attenzione nella quantità di nitrati nell’acqua minerale, che dev’essere nulla o estremamente bassa |
Dimagrimento | Oligominerale, per depurare l’organismo favorendo l’eliminazione di tossine |
Calcolosi renale | Oligominerale o minimamente mineralizzata, per stimolare la diuresi e prevenire la formazione di calcoli o facilitarne l’eliminazione (colpo d’acqua) |
Gotta ed iperuricemia | Oligominerale o minimamente mineralizzata a basso contenuto di sodio (2/3 litri al giorno) → emodiluizione dell’acido urico → stimolo sulla diuresi → aumentata escrezione urinaria di acido urico |
Sport | Mediominerale, con un buon patrimonio di calcio, ferro, sodio, cloro e bicarbonato. Assumere acque oligominerali per poi andare ad integrare gli stessi oligoelementi con integratori idrosalini è come comprare un vestito senza tasche per poi farsele aggiungere da un sarto: si buttano via soldi! |
Ipertensione | Oligominerale a basso contenuto di sodio, associata ad una dieta altrettanto povera di sodio, utile negli stadi iniziali e come prevenzione nei soggetti predisposti |
Osteoporosi | Acqua mineralizzata ricca di “calcio biodisponibile” (controllare la presenza di questa dicitura nell’etichetta) |
Acidità gastrica | Acqua minerale di tipo bicarbonato calcico |
Anemia | Acqua minerale di tipo ferrugginoso |
Carie | Acqua minerale fluorata |
Ipercolesterolemia | Acque salso-solfate (aumentano l’escrezione degli acidi biliari con le feci) |
Stipsi | Acqua solfata |
I filtri domestici funzionano?
L’acqua potabile italiana è nel complesso accettabile e sicura anche se rimangono margini di miglioramento.
I filtri domestici, al massimo riescono a togliere quel fastidioso sapore di cloro che contraddistingue l’acqua di alcune città. Comunque gli apparecchi in commercio che affermano di purificare l’acqua devono essere impiegati solo su acqua già potabile: non ci si deve illudere che l’applicazione di uno di questi filtri a un pozzo o a una cisterna casalinga trasformi come d’incanto quell’acqua in acqua da bere.
Esistono varie tipologie di filtri. Le principali caratteristiche dei filtri a “carboni attivi” sono la porosità e la capacità di trattenere alcune sostanze, soprattutto inquinanti organici come pesticidi, solventi e sottoprodotti della disinfezione con cloro.
Dato che tra questi ultimi ce ne sono alcuni che rendono cattivo l’odore e il sapore dell’acqua, i carboni attivi vengono utilizzati sopratutto per ripulire acque sgradevoli.
Non riescono a eliminare invece batteri e nitrati o ad agire sulla durezza dell’acqua. Anzi, il problema dei carboni attivi è dato dal fatto che le loro caratteristiche ne fanno un potenziale luogo di coltura per alcuni batteri. Per evitare il loro sviluppo, gli apparecchi a carboni attivi devono disporre, per legge, di un sistema che disinfetti l’acqua dopo il trattamento (con raggi UV, ozono, argento).
Vi sono poi, i filtri a “scambio ionico”, costituiti da resine che innescano un processo chimico che riduce la durezza dell’acqua, trattenendo calcio e magnesio (responsabili delle incrostazioni di calcare, ma innocui per la salute) in cambio di sodio o potassio. Le resine a scambio ionico abbassano quindi la durezza dell’acqua, ma ne aumentano il contenuto di sodio. I filtri a “osmosi inversa” invece, fanno si che l’acqua venga forzatamente condotta, alzandone la pressione, attraverso una membrana semimpermeabile, attraverso la quale possono passare solo alcune sostanze e in determinate quantità. La filtrazione garantisce risultati migliori rispetto alle altre tecniche meccaniche: elimina i metalli pesanti, i nitrati e altri componenti indesiderati, ma non è detto che debelli totalmente pesticidi e solventi industriali. Questi apparecchi separano l’acqua in due flussi: da una parte viene indirizzata l’acqua purificata, dall’altra quella scartata (ricca di sali minerali), che è in quantità molto maggiore. Alla fine, quindi, per avere una certa quantità di acqua pura se ne scarta parecchia di più.
Nel complesso, oggi le caraffe filtranti, che una volta rischiavano di peggiorare la qualità dell’acqua, sono decisamente migliorate. Via libera dunque all’utilizzo di alcune caraffe filtranti per migliorare il sapore dell’acqua, ma attenzione alla manutenzione. L‘importante è sostituire la cartuccia circa una volta al mese (o con la frequenza indicata dalle istruzioni), anche se la caraffa è usata poco o da poche persone.
Bere dalla bottiglia incide sul portafoglio. E per gli italiani non poco: siamo i primi consumatori europei di acqua imbottigliata. Il divario di prezzo tra la potabile e la minerale è abissale: a una famiglia le bottiglie costano 500 volte di più rispetto all’acquedotto, nonostante il costo della potabile sia aumentato negli ultimi anni.
Anche le diverse marche hanno prezzi molto diversi, cosa difficilmente giustificabile visto che si tratta di un prodotto molto standardizzato.
Eppure un litro di minerale può costare dai 9 ai 90 centesimi, se si sceglie una bottiglia piuttosto che un’altra. Dunque, si può spendere fino dieci volte di più.
Ma perché una simile differenza?
I costi sono regolati da vari fattori. Innanzitutto il contenitore: Vetro o Plastica (ricordo che il PET, esposto per giorni e giorni al sole e alle intemperie, nonché alle piogge acide, potrebbe rilasciare delle sostanze dannose, soprattutto se il PET è stato lasciato al sole per giorni, come accade in estate in macchina o fuori dei supermercati, con potenziali rischi cancerogeni).
Le differenze di prezzo dipendono soprattutto dalla quantità di plastica usata: una bottiglia rigida, più facile da maneggiare, più resistente e colorata costerà di più.
Poi importante è la fonte di provenienza e quindi dal trasporto a cui è soggetta l’acqua.Se scegliamo una fonte straniera, un’acqua francese per esempio, il prezzo lievita molto. Il consiglio è di scegliere, qualora la comprassimo, anche la fonte più vicina per inquinare meno Da Nord a Sud e viceversa, per km sui camion. Il viaggio delle minerali è spesso lungo, in media oltre i 400 km, con punte superiori ai 1.300. A ciò corrispondono in media circa 220 mila kg di anidride carbonica emessa. La distanza massima percorsa (1.307 km) è percorsa dall’acqua Ofelia per raggiungere Palermo dalla Valle d’Aosta.
Ricordate, che in Valle Peligna, ci sono molte cose buone. Una di queste è l’acqua, che sgorga rigogliosa da più fonti. Se non ci soddisfa quella di casa, non vergogniamoci di andarla a ricaricare nelle fonti all’aperto, magari abbinandoci una salutare passeggiata.
Dott. Antonio Pacella
Medico Chirurgo
Specialista in Scienza Dell’Alimentazione
Creatore del Metodo Nutrizionale “COME MANGI”